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Dolomiti da togliere il fiato!

Ormai ci ho preso gusto e quindi dopo Lucerna ecco un altro racconto della serie state-a-sentire-quello-che-non-vi-ho-combinato-nel-weekend-minuto-per-minuto. Ecco, se state pensando ma-anche-no questo è il momento per darsela a gambe e far perdere le tracce. In caso contrario, seguitemi ^___^

Ci ho pensato a lungo del tipo mumble-mumble-pensa-che-ti-ripensa e alla fine sono arrivata alla conclusione che il mio primo ricordo della montagna è tutto concentrato in questa immagine qui sopra. Sweetie a sinistra, Thomas giovanotto tedesco a destra e un muso bello da paura nel mezzo.

Da allora sono passati tanti anni, vacanze in montagna quasi non ce ne sono più state, se mi proponi di fare una passeggiata nel parco io ti chiedo perché non fare un salto in centro, ma poche cose mi emozionano come le DOLOMITI.

Partiamo dal viaggio. Già in macchina, appena si comincia a salire, io mi pianto con il naso all’insù spalmata sul finestrino e lì resto, persa con tutta quella bellezza negli occhi. Davanti alle Pale di San Martino quasi mi viene il magone come quando ti sorprendono con una cosa bella e non sai più che dire. E continui a sorridere con fare da fessa. Sweetie uguale.

Ora, con queste premesse, mi vedete in un week-end tra i monti ?

E’ sabato mattina, baci e abbracci ai tre pelosi e poi via verso il PASSO ROLLE, la prima tappa del nostro week-end, un valico alpino che unisce le valli del Primiero e di Fiemme. Alle solite si ringrazia il sempre presente Signor Google che Sweetie in geografia presenta qualche limite: mettetemi a fare un banana bread bendata, ma quando si tratta di cartine e stradari son cose brutte.

Il Passo Rolle si trova a 1.984 m e lo si raggiunge attraverso la Strada Statale 50 del Grappa. Si trova ai piedi del fantasmagorico gruppo delle Pale di San Martino che se anche non lo conosci, quando ci sei davanti e ripensi al fantasmagorico di cui ti aveva parlato Sweetie capisci che è lui. Qualche scatto al panorama, il più classico panino con lo speck che lo sanno tutti che la montagna mette appetito e poi via, verso i laghi di Colbricon.

Sweetie guida alpina MODE ON
Per i Laghi di Colbricon: dalla Malga Rolle, poco prima del Passo, basta attraversare la strada e seguire il sentiero 348 per arrivare ai laghetti in 40/45 minuti di cammino. Dicono che il percorso sia pianeggiante, ma non è vero. E’ più onesto dire che presenta una serie di su e giù, e diciamo pure che la passeggiata in piano tra i boschi è un’altra cosa.
Sweetie guida alpina MODE OFF

L’area dei laghetti di Colbricon è deliziosa. Sweetie consiglia: guardati in giro, scatta foto, se non ti fermi per pranzo all’omonimo rifugio approfitta di una fetta di strudel prima di riprendere la strada del ritorno. Se è stagione fai a gara a chi avvista più funghi, ci puoi trovare quello famoso che è uguale a come i bambini disegnano un fungo e che pare proprio non essere buono per farci un risotto ^___^

E che dire del “custode” del rifugio? Cerca di darsi un tono, ma è tutta una finta. Se capitate da quelle parti, vi suggerisco un paio di grattini sotto l’orecchio sinistro e sarà amore a prima vista.

Sweetie agenzia viaggi MODE ON
Vedi, cammina, viaggia, scopri, ma a un certo punto tocca pure fermarsi! Noi abbiamo soggiornato all’Hotel Maria di Moena utilizzando una SmartBox che ci era stata regalata tempo fa. Se capitate da queste parti ve lo consiglio. Un’attenzione al cliente più unica che rara, area benessere curatissima, vasca idromassaggio in camera, ristorante da leccarsi i baffi (vedi qui sotto #slurp) e posizione centralissima.
Sweetie agenzia viaggi MODE ON

Abbiamo chiuso la giornata di sabato passando due ore di assoluto relax nell’area wellness dell’hotel tra piscina, sauna, bagno turco e idromassaggio. Cena da rotolare giù fino a valle e una passeggiata prima di filare in branda.

E insomma, com’è che siamo già a domenica?

La giornata si apre con una colazione che non ve la sto a raccontare per non essere crudele aggratis.  Qualche scatto a Moena prima di ripartire e poi in macchina direzione Vigo di Fassa.

A Vigo di Fassa decidiamo di prendere la funivia Catinaccio, una struttura nuova e comodissima che in qualche minuto ci porta al CIAMPEDIE, un altopiano panoramico a 2000 mt, proprio al centro della conca del Catinaccio che offre una vista da W-O-W sui gruppi del Sassolungo, del Sella, sulla Marmolada e via così.

Dal Ciampedie partono parecchi sentieri, noi decidiamo di seguire il sentiero 540, chiamato anche il Sentiero della Foresta che ci porta fino al rifugio Gardeccia. La camminata è piacevolissima e si snoda in mezzo al bosco, offrendo degli scorci bellissimi sulle montagne sempre visibili alla destra dell’escursionista-gambe-in-spalla.

Il rifugio ci accoglie con due calici di TrentoDoc (hic!) e uno stuzzichino che fa bella mostra di sè qui sotto (foto di sinistra), entrambi offerti per l’evento “I Rifugi del Gusto” . Per fare pan-dan con l’ambiente intorno (notate il francesismo sweetesco) pensiamo bene di ordinare polenta con formaggio e un piatto di affettati e formaggi della zona. E vai di triplo slurp carpiato con avvitamento.

In ogni caso è difficile rimanere a stomaco vuoto…

E se per caso lasciate qualcosa nel piatto, ci pensa lui!

Siete ancora lì? Bravi che siete arrivati fino in fondo! Dopo un tot di parole e scatti direi che possiamo chiudere qui il racconto di questo week-end e salutare il mese di settembre che è stato fittissimo di viaggi, scoperte e incontri.  Diamo pure il benvenuto a ottobre che lo sfido a fare di meglio, ma in fondo in fondo ho già cominciato a fare il tifo.

Voi statemi bene, saluti e baci e muso all’insù!

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Ma voi siete mai stati a Lucerna?

Non preoccupatevi, non morde!
Venite pure avanti che ho da raccontarvi una bella giornata passata in quel della Svizzera in una bella cittadina baciata dal Lago, elegante e piena di scorci che la Musa occhio languido (i.e. reflex) non stava più nella pelle.

Una persona normale – ma stai a sindacare cosa è normale e cosa non lo è – con tutta probabilità avrebbe piazzato in pole position la foto del Ponte della Cappella o della Torre dell’Acqua. Io no che ho pure una reputazione da mantenere. D’altra parte come resistere a questa bellezza da copertina?

Benissimo, adesso che è tutto chiaro ma anche no,  e che vi ho presentato NERINA, possiamo finalmente partire con un lunghisssssssssimo bla-bla-bla su Lucerna. Siete pronti?

Partiamo con la domanda delle domande: ma voi siete mai stati a Lucerna?
Fino allo scorso sabato io avrei risposto “Ehm, Lucerna che?” ma da sabato posso vantarmi di averla girata in lungo e in largo.

Tutto è cominciato con la mail settimanale del signor PINTEREST (che caruccio, vero?) che mi ha sbattuto davanti al muso la foto di un posto che senza passare dal via è  finito diretto nella bacheca “Urge andarci”. Senza pensarci due volte, astuta come una faina, l’ho proposto al Muso che preso alla sprovvista non ha saputo dirmi di no. Detto fatto, eravamo già pronti a partire.

Da Milano, per raggiungere Lucerna, si prende l’Autostrada dei Laghi direzione Como-Chiasso, si segue per il confine con la Svizzera, si passano i diciassette-km-diciassette-ammazza-non-finiscono-mai del Tunnel del San Gottardo (che mica lo sapevo che per arrivare a Lucerna si dovesse passare di lì) e dopo 250 km si arriva a Lucerna.

Lucerna si fa girare a piedi che è una meraviglia, ma in realtà qui vanno tutti a due ruote. Serve che vi dica il numero di biciclette che abbiamo visto in giro? Il fatto che nessuna avesse il lucchetto è invece un’altra storia che meriterebbe più di una riflessione.

L’emblema di Lucerna è il PONTE DELLA CAPPELLA (Kapellbrücke), lungo 204 metri e risalente al 1365. E’ il ponte più famoso della città, per intenderci quello che andrebbe messo in copertina (ma volete mettere la mucca?). All’interno del ponte – notate che guida turistica da urlo – ci sono una serie di dipinti del XVII secolo che raffigurano momenti particolari della storia di Lucerna.

Più o meno a metà del ponte sorge la TORRE DELL’ACQUA (Wasserturm) una fortificazione costruita verso il 1300, di forma ottagonale e alta 34 metri. Usata in passato come archivio, tesoreria, prigione e cella per le torture, oggi è uno dei simboli di Lucerna e uno dei monumenti più fotografati della Svizzera.

Vi dicevo che Lucerna è tutto un girare tra piazze, palazzi dipinti e scorci da fotografare. La città vecchia è organizzata attorno al Mercato del Vino, una graziosa piazza attorniata da case ricoperte di dipinti e con le tipiche insegne delle corporazioni. Più lontano, si incrocia il municipio (1602-1606), bell’edificio rinascimentale, la piazza del Cervo, circondata da belle case restaurate, o la piazza dei Mulini dove avevano sede i mercati nel XVI sec.

Se visitate Lucerna di sabato non mancate di fare un giro tra il mercato delle pulci e quello di frutta e verdura. Passeggiando sulle rive del Reuss non potrete non capitarci in mezzo.

Nei secoli Lucerna si è sviluppata a cavallo del fiume Reuss, nel punto in cui il fiume esce dal lago. La maggior parte degli edifici monumentali sorge lungo le rive del fiume, ed il centro storico di Lucerna è situato sulla riva settentrionale del corso d’acqua, benché anche quella meridionale presenti alcuni luoghi di interesse storico e turistico.

Le cosiddette “chiuse ad ago” sono un punto panoramico tecnicamente unico. Vengono abbassate o ritirate manualmente, in modo da regolare il livello d’acqua del lago. Costruite tra il 1859 e il 1860 hanno rimpiazzato le chiuse sul Reuss che portavano l’acqua alle macine cittadine.

Si sa che camminare mette appetito. Complice una temperatura da maniche lunghe e felpa allacciata, ne abbiamo approfittato per gustarci un piatto di rosti, una pietanza “robusta” tipica della svizzera a base di patate che vengono grattugiate e saltate in padella. La ricetta base prevede l’utilizzo di patate (a crudo o precedentemente bollite), burro e sale, ma è possibile gustarne diverse varianti nei vari cantoni, spesso insaporite con formaggio, cipolla tritata o speck.

Il MONUMENTO DEL LEONE (Löwendenkmal) è invece una cosa che ti prende al cuore.
Ricavato da una roccia naturale, è un’opera di Bertel Thorvaldsen che ricorda le centinaia di Guardie Svizzere che furono massacrate nel 1792 durante la Rivoluzione Francese, quando la folla prese d’assalto il Palazzo delle Tuileries a Parigi. Si trova in un piccolo parco appena fuori Lowenplatz. Lo scrittore americano Mark Twain descrisse il Leone di Lucerna come il monumento in roccia più commovente e triste del mondo.

Più o meno mi pare che ci sia tutto. O meglio, sicuramente avrò dimenticato qualcosa, ma diciamo che c’è tutto quello che serve.

Vi lascio con qualche amico della Nerina, quel gran bel muso che vi ha accolti all’inizio, voi state sintonizzati e se vi capita… andate a Lucerna!

P.S. Tutto quanto fa riferimento a monumenti, date, eventi storici e considerazioni intelligenti che uno legge e dice “Anvedi!” non sono naturalmente farina del mio sacco. Si ringraziano il Signor Wikipedia, questo sito qui e quest’altro sito qui per il preziosissimo contributo

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