Sono quella che ferma i momenti su un quaderno a quadretti e poi fa un salto qui, per raccontarli in un pugno di parole.
Sfoglio i pensieri scarabocchiati, mi rileggo e mi rivedo con le maniche corte e Parigi negli occhi.
Salto agosto e do il benvenuto a settembre con quel senso di panico che ti coglie quando suona il telefono e tu stai togliendo – che so io – il sufflè dal forno. La ricetta sa ancora di estate. In realtà, nell’ombra, faccio il tifo per l’autunno che ho una sciarpa nuova da sfoggiare.
Se ti racconti, ti ritrovi. E qualche volta, quando ti rileggi, ti strappi un sorriso.
Si è sparsa la voce. La mia dipendenza da burro, farina e zucchero non è più un segreto. Scrivo su una tastiera che porta i segni della farina e del burro, dovreste vederla.
Altre volte invece, vorresti solo trovare le parole giuste. E stringerti in un abbraccio
Capita di trovarsi in mezzo a certi giorni in cui la memoria fa la voce grossa e i ricordi tornano a farsi immagini. E ti manca un po’ il fiato.
L’ultimo messaggio che mi sono lasciata, tra quelli che vanno fermati in un pugno di parole, dice che.
I sogni occupano spazio e sognare non basta. Ai sogni va trovato un posto e gli va lasciata strada. Al resto – ed è questa la magia dei sogni – pensano loro.
- 180 gr di farina
- 1 cucchiaino di lievito
- 115 gr di zucchero
- 85 gr di mandorle
- 2 uova
- 1 cucchiaino e ½ di estratto di vaniglia
- Mescolate in una ciotola la farina, il lievito, lo zucchero e le mandorle.
- Unite le uova e la vaniglia e mescolate bene per formare un impasto.
- Dividetelo in due parti e lavoratele su un piano di lavoro infarinato fino a renderle lisce.
- Modellatele a forma di trinchetto e appiattitele leggermente.
- Disponetele su una teglia foderata di carta forno, ben distanziate tra loro, e cuocete per 35 minuti a 170 gradi. Sfornate e lasciate raffreddare.
- Tagliate ogni trinchetto a fette di 5 mm e disponete le fettine su una teglia foderata di carta forno,
- Cuocete per 5/10 minuti o finché i biscotti sono croccanti.
- Conservate i biscotti in una latta
Io fermo momenti in un vasetto dal tappo di sughero e tu su una pagina… ma quante ne ho riempite anche io, con grafia più o meno sicura, di giorno, di notte, in treno, per strada, su un autobus… e rileggendomi spesso sorrido, mi faccio tenerezza da sola, ma capita anche di arrabbiarmi se capisco che sono stata così ingenua e al solito troppo romantica… parole come petali di rosa oppure schiaffi… comunque nostre, assolutamente da conservare. Dentro vetro panciuto oppure cestini in latta, come qui, strette strette tra biscottoni con la pelle spessa, che tengono bene il freddo e sanno abbracciare, con solidità.
Ti ho mai raccontato di quella malattia rara che mi tormenta fin dalla più tenera età? Io, la grafia e i quaderni. Sono capace di abbandonare un povero quaderno a quadretti se la prima pagina che scrivo non esce come dico io. Sono disgrazie. Comunque un vasetto con il tappo di sughero potrebbe essere una valida alternativa. Ci penso.
Ok. Devo assolutamente provarlo ^^
UHH BUONIIII ^_^ BUONA GIORNATA
Grazie cara! E vista l’ora… sogni d’oro o buona giornata per domani! 🙂